Da Vosne Romanée all'idea del vignaiolo di Borgogna

Bernard Rion è l’emblema del perfetto padrone di casa, sempre con il sorriso, educato a cui la battuta non difetta e si muove tra i muri della nuova cantina in via di ampliamento come tra le sue tasche. Questi modi gentili e disponibili sono stati trasferiti anche alle figlie e al personale che ci lavora.

Oggi i vini e la cantina sono sotto la cura della figlia di Bernard, Alice e di suo marito Louis. L’Assaggio dei vini è stato molto piacevole e propone una gamma di etichette davvero interessante.

L’IMPORTANZA DEL VIGNERON

In una chiacchierata di un’oretta e mezza trascorsa ad assaggiare i vini è emersa con forza questa idea condivisa dalla maggior parte dei vignaioli di Borgogna, quella che ognuno di loro vuole farsi apprezzare per l’aderenza al terroir e il suo obiettivo è far trasparire dalla bottiglia quello che la natura gli offre cercando di conservare al meglio la sanità delle uve e averle a maturazione completa per rispecchiare le caratteristiche del pezzo di terra che viene vendemmiato ed infatti parlando con i produttori è proprio questo il peccato mortale ossia se un vino non rispecchia quello che normalmente ci si aspetta dalla parcella al di là di qualsiasi personalismo.

Tutto il resto, relativo al tipo di uva e alla vinificazione ribadisce che ognuno gioca la propria partita ed è proprio per questo che possiamo apprezzare di più alcuni affinamenti piuttosto che l’utilizzo di grappoli interi o diraspati o le macerazioni prefermentative.

Ma è dal risultato che troviamo nel bicchiere che ci concentriamo e partiamo e se abbiamo la possibilità di confronto tra vari produttori e vini, a ritroso cerchiamo di capire le differenze e cosa piace di più.

DEGUSTAZIONE DEI VINI DI BERNARD RION

I vini dell’azienda sono belli, piacevoli e a partire dal Bourgogne rouge passando da la Croix Blanche per arrivare al Clos Vougeot (potente e poco armonico in questa fase, da godere fra molti anni); troviamo espressioni del terroir in maniera sincera e corrispondente, tra tutti i vini a partire dai rossi è stata davvero un escalation in quanto passo dopo passo e vino dopo vino sembrava di aggiungere uno strato in più a livello di complessità che ci faceva capire che le classificazioni hanno davvero un senso.

Bella gamma tra i quali ci sono piaciuti di più nei vari step:

• La Croix Blanche con una bella energia e profumi di frutta rossa golosa a cui non difetta potenziale d’invecchiamento;
• Vosne Romanée Dame Juliette che troviamo davvero molto femminile ed elegante ma con un naso sinuoso e davvero godibile,
• Nuits ST Georges 1er Cru Marcel Heritage in contraltare rispetto al precedente, più mascolino e su toni di terra e pellame;
• Vosne Romanée 1er Cru les Chaumes con un bellissimo ventaglio di profumi (siamo vicinissimi al La Tache)
• Nota di merito va al Magnatum Coteaux bouguignons ottenuto da uve centenarie di chardonnay che danno al vino una complessità davvero degna di nota
• Meursault sous La Velle parcella acquisita da qualche anno che è ricco sia nei profumi che nel sorso.

COSA SCEGLIERE

Una scelta di due etichette tra quelle provate casca inevitabile su La Croix Blanche per cui i secchi non basterebbero vista la piacevolezza del sorso e sui bellissimi profumi del Vosne Romanée 1er Cru Chaumes e la sua bocca di velluto.

Bernard Rion dietro la batteria dei vini del suo Domaine

L’IMPORTANZA DI DISCIPLINARI E CLASSIFICAZIONI

Partendo da queste parole e portandole su un piano generale mi viene in mente la differenza abissale di mentalità dei produttori di Borgogna e dell’Ente che li sovrintende (INAO) normando i disciplinari, con molte altre zone vinicole dove a partire dai disciplinari non sembra si cerchi di creare valore sulle menzioni e definirne il loro livello oggettivo per rendere chiaro le differenze territoriali ed esprimere al meglio le gerarchie di un territorio nei confronti di tutta la possibile clientela.

Assegnare lo status di 1er Cru o Grand Cru in Borgogna sposta a livello commerciale il valore della parcella oltre che di una bottiglia, ma normalmente il consumatore sa che se viene assegnata una classificazione significa che le caratteristiche di una parcella sono tali da poter valere quel livello per delle caratteristiche oggettive e questo tipo di classificazione risulta maggiormente apprezzata.

Assegnare per esempio ad un vino il nome di un cru/parcella senza classificare la zona dello stesso, rende invece più difficile al consumatore identificare il valore del vino e tutti stanno su un possibile stesso livello.

Quanto succede in seguito sulla vendita e a livello commerciale ha un suo percorso e delle regole ma il consumatore ne è informato.

Questo ragionamento esula dal fatto che anche in Italia come in Spagna o in altre zone i bravi viticoltori lavorino con altrettanta passione e virtù (spesso superiore vista la fatica mi verrebbe da pensare dove in alcune zone la viticultura è ritenuta eroica solo per citare per esempio alcune zone di produzione del Rossese di Dolceacqua o altre menzioni Liguri piuttosto che la Valtellina o la Mosella) e ben sappiano in un territorio cosa possa offrire una parcella.

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